Se un giorno si potesse dell’essere la vita un contare,
saprebbe perfino del suo breve vivere un eterno fare…
Saprebbe del suo maldestro un esistere essente narrare.
Della luna il suo sole un volto di luci potrebbe colmare,
come solito volersi ovviare d’un solito volerla carezzare…
Poiché d’orizzonte fame si conterebbe un noto d’amare.
D’ogni suo caparbio e sbiego traversare,
sentì dentro ciascun esistere il suo stesso sacrificare…
Affinchè nel gioir di quotidianità si potesse per l’altri davvero affermare.
Non si fosse che per il tardo sapere padrone,
forse esisterebbe in lungo e largo or silente un dolore…
Fosse mai questo per noi l’inizio d’oasi d’umano calore.