Attese l’anni infinta e sfinita senza più un tempo nè spazio come fosse d’eterno il suo cuore roccia,
bella che non si volle sentire l’occhi suoi nè si volle alta o colta in specchio alcuno anzi le fu inutile aggiunta pena e nasueabondo l’arrogantarsi intorno…
Nello stupore pero’ talvolta maligno di chi rubandole luce le rise la via di spine per il proprio tagliato orgoglio e prigione d’incapacità che lei si prese colpe.
Zitta in subbuglio, persino quasi morta ma pur da sempre in mani e grazie d’angeli di volo e terreni si chiama ancor salva, pazza con lo sguardo vigile di lacrime e sorrisi che sol Ella sa il senso di potere, volere e valore d’allievo empirico ambito teorizzare,
Che si permise perfino sino al sacrificio del respirare in priore altrui dapprima ed in rinuncia d’ogni qualsitutto a protetto castigo d’amar lontana suo stesso sangue, di possedersi individuale intimo…
Con un giovane mai arreso ne’ venduto coraggio seppur lasciato perire per un salvo che non sa offrire, poichè didentro ciascuno il passo dovrà favorire.
Cosi’ si porto’ la logica fra le scese scale d’un passato visionario futuro fra gli studi di strategica follia,
nonchè cosciente osarne rischio se mai ne avesse del ritorno trovato di nuovo via…
Poi venne al mondo ogni mai vista di luce e forza tale un guarir per figlia mia.
In stesso piccino vagante fare le dovette in ombra un dolore il viverlo lontane posare orecchio all’orrore,
ch’ella sola piangeva ogni aria con rispetto collo in un vigile onnipresente celeste colore…
Pronta a perder anche l’unico e piu’ bel puro vissuto di suo vero nato amore per dare in comodato dono quel promesso sudato sangue e cuore.
Fosse che non tutto mi fu una scelta ne’ consapevole o meno ragione,
giacchè confuso predicare non le fu certo cielo o destino senon braccia e cuore la mente di quel coraggio padrone…
Ebbe d’achille il suo debole pareva visibile l’infinità a dimora di dedito amore.
Il suo errare ahime non le verrà perdono d’un darne al diavolo il puro nel suo esistere lasciar in dubbio tono…
Sicchü di nascosto custodir battaglia le fu omicidio del suo stesso perduto personal valore…
Quel graffiare ad ogni parete un suono a paroledel ferir, soffrire e lasciarsi patire una pur valsa solitudine speciale di lucente cicatrice che non esiste abbraccio nè una radice credete ormai se lei lo dice.
Non le furono merito tempo al giudizio altrui senonchè per tollerar sperato d’innafferrata fine,
perse l’attimi preziosi d’ali ormai in veduto volarle nanzi quel sottile confine di reale col perdono senza merito l’ostinato tentar di tutti tolte spine…
Or d’ermetico vociferarsi un dialogo tutto suo, pareva sconnesso, ma era il suo modo di formarsi in comunicato d’onore causa il linguaggio d’artificale stellato di mobile fisso in sue spalle e mura l’osservato sicchè il nobil seggio di pace ora pronta sarà dimensione alla norma di collettiva conquista.
Di quel sentirsi dovere e tributo dentro nel petto non le regge pazientare che altro l’ora esclamare,
di un venire procinto in cogliere soggettivo del prossimo svela un vicino chiamato coraggio…
Ora ditemi voi se anche limpido sucitato testo vi fa capire faggio o d’amore e pace l’union in arembaggio!
A tutti noi in nome dell’immesità di ogni e bene sia luce benedetta del nesso sommo messaggio e novello viaggio.