Di posate piume si fa ragion una terra il vivere,
piano col piano del passare d’oggi ne resta…
Che del credere stessa l’intro vien verso regno.
Estrosa in poter di lume dal canto or va l’aria,
seppur di beneficio se ne porta pressi onor dubbio…
Giacché al dimenticato mai sia ritorno alcunché.
Cosi par lieve e narra l’arrivo d’ali in eco,
nessun visto vien visibile al cuore d’occhi l’ascolto…
Poiché di cieca coscienza anche sará udita voce.
Allora nessun perso si fa nemmeno mezzo d’altro,
neppure andata qui ne volle un ritorno l’osar…
Se non d’ella che ne seppe dono tal nome di via.
Come quando del fuor piovere didentro,
un fiore si prese d’umana memoria il senso…
D’ogni altro si diverte far tempo persin l’assente.
Di codesta linea divenne tratto un nuovo eterno vita,
Che per poco a poco se ne fa mura realtà creduta…
Nemmeno l’anima di qui verrá più perduta.