Una musica si decora pareti del tuo continuo esploro di mente,
ancora una sera che d’armato coraggio t’apri tocco ritrovato di maestra strada…
Defibrillare di petto salza perimetro di pelle in uno stupido emozionato ma vivo tremore.
Del tuo essere così diversa non curarsi rumore eppure par forse volar l’ultima lagrima in vergogna,
l’ogni sentire altrui specchiato errore insegnar te il giusto senza saperti…
Te, che le vie del mondo possiedi come memoria d’universo.
In silenzio conservato non fu mai il tuo dolore quello d’importarti,
lo stesso di zitto chino capo colpirti sola vita d’offerto perdono si tal ingombra persona…
Fin lasciarti rubata e vinto l’esistere su letti legati d’anima in corridoi di storie senza ascolto.
Un continuo scrollar di pungenti scosse d’un sistema che t’impegnò la mente piccina,
certi che seppero sin primo nascere d’in tua determinata forza…
Stranita chiedi ancor sola un cielo del bene se fosse quella luce di sacrificio in dono.
In cerca di un perduto male che nel vero poi,
forse già parlava d’umanità…
Si rubó illuso e travestito l’essenza tua un momento è venne galla che di colpe l’altro e non paga l’errare.
Così certe notti d’altre profondità s’apre intimo racconto,
cuci infinite parole su carte per capirti il pensiero….
Eppure da sempre non volesti l’ascolto di quel mistero o dubbio vero.
Allora di celato fingerne niente resta nessun tempo più concessione,
quel carico ormai brilla s’eplode d’un primo esistere la presentazione….
Sembra arrivata l’ora certa di tutti la redenzione.
D’un perdono mai sentirò grata solita cura,
che quel vuoto dentro nel respiro resiste ogni manco…
Può crollare ogni mondo piccina vinceremo d’unico nostro colore guarire ogni pianto ahimè dei puniti si farà la vita incanto.